Un viaggio a Bali merita altri 1000 viaggi a Bali!









































Da dove si comincia a raccontare un viaggio così?

…un'incontenibile voglia di Vita e la curiosità pulsante di conoscere,di provare e di vedere sono la forza motrice che ti spinge a sceglierlo. 

E dopo 15 ore di volo ti ritrovi catapultato in un mondo che non puoi non guardare con gli occhi di un bambino.

Il popolo balinese è un popolo gentile nella forma più assoluta del termine, è accogliente e con la fierezza di chi ancora crede profondamente nei valori della propria cultura ti invita a scoprirla. Non necessariamente per vendertela anche se il turismo è chiaramente, assieme all'agricoltura, il settore trainante del paese. Per capirci…ogni abitazione ha almeno un altare dove quotidianamente le donne adagiano le offerte, ogni abitazione "un po' più grande" ha almeno un tempio, e ogni villaggio ha almeno tre templi pubblici. Le offerte consistono in cestini di foglie di cocco all'interno delle quali si inseriscono fiori, riso e ogni altro oggetto si voglia donare per scacciare gli spiriti maligni. Per questo se ne trovano ovunque, fuori dalle case, dai negozi, ai templi, in aeroporto…ovunque, dandoti l'impressione che questi spiriti siano più vivi e reali che mai. La devozione e la preghiera sono un bisogno profondo che li accompagna nel percorso sia individuale che di comunità a vivere il bene ed il male, la vita e la morte nella loro essenza più profonda, con la coscienza e convinzione che entrambe siano costruttivamente necessarie l'una all'altra.

Una ritualità costante, intensa, coreografica è però anche costosa…un esempio sono i funerali che per la maggior parte della popolazione sono collettivi, con relativa cerimonia di cremazione.

Ma il funerale è solo uno dei tanti esempi di quella che è la vita sociale attivissima di paese.

Già…perché per loro la danza Barong è come il tango in Spagna: ci sono scuole apposite per insegnarla. È una danza molto tribale, per cui si organizzano veri e propri festival con tanto di musicisti che la accompagnano dal vivo, giurati con la paletta a votare e timer per limitare il tempo di ogni esibizione. Per non parlare del combattimento dei galli e il festival degli aquiloni. Quest'ultimo è per certi aspetti paragonabile al carnevale italiano nell'organizzazione, nel senso che i balinesi si trovano a gruppi per preparare grandi aquiloni che ogni anno partecipano ad una gara che si tiene a Luglio. Ma quando dico grandi, s'intende anche larghi 4  MT e lunghi 10, tanto che li trasportano con camion talvolta. A volte invece li vedi sfrecciare in motorino con l'aquilone sulle spalle e la coda che svolazza dietro.

In motorino ci stanno quante persone ci stanno…così come le cose…tutto ciò che si può trasportare con l'aiuto di corde e tanto ingegno con l'arte dell'incastro, si trasporta.

E poi bisogna assaggiare…il cocco, la cucina spicy…tantissimo spicy (il Nasi Goreng è il mio piatto balinese preferito), la guava il cui succo lo berrei fino alla nausea. 

Infine, posso dire di non aver mai sentito un odore sgradevole: il frangipane, il lemongrass, la cannella, le essenze profumate che ogni tanto senti passare ti inebriano.

È un viaggio potente che ti dà l'opportunità di entrare a contatto con una sacralità verso la vita differente. E quando è ora di partire vorresti restare perché ti ha invogliato a scoprirne molto di più…per tutti questi motivi e molti altri che a raccontarli diventerei prolissa, Bali mi ha rubato un pezzo di cuore che inevitabilmente resta là.

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